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Allarme babytelefonini

A cura di Marinella Correggia - tratto da "Il Manifesto" del 30/09/2008.

L'età in cui iniziano la detenzione e l'utilizzo dei cellulari continua ad abbassarsi allegramente. Ad esempio nell'Italia dei record negativi pare ormai diffusa - a detta di insegnanti - la tipologia "famiglia che prende il pacco alimentare alla Caritas ma i cui figli meno che adolescenti hanno il cellulare" (per lo status sociale il pacco dono è meno deleterio del mancato sms). Comunque il boom dei babytelefonini si è da tempo "irradiato" in molti paesi. In Gran Bretagna riguarda nove sedicenni su dieci e il 40% dei bambini della scuola primaria (le nostre elementari): numeri raddoppiati rispetto al 2000.

Eppure sempre nuovi studi sembrano indicare che, se le antenne della telefonia mobile fanno malissimo alle api e agli abitanti umani delle aree interessate, la radiazioni degli onnipresenti apparecchietti sono un serio pericolo per la salute degli utenti; soprattutto dei minori. Un articolo del quotidiano inglese "The Indipendent" riferisce di una nuova ricerca condotta n Svezia. Presentata alla prima Conferenza Internazionale su cellulari e salute, ha elaborato i dati provenienti da uno studio coordinato dal professor Lennart Hardell, University Hospital di Orebro, secondo il quale "chi inizia a usare il cellulare prima dei 20 anni ha cinque volte più possibilità di sviluppare un glioma, tumore del tessuto nervoso". Fino a quell'età lo sviluppo del cervello e del sistema nervoso non sono ancora conclusi e inoltre le radiazioni entrano più in profondità in teste e crani più piccoli.

Per il cordless (telefono senza filo) il rischio è quattro volte più alto rispetto a chi usa un normale telefono con i fili. Non solo: i cellularizzati precoci hanno anche molte più probabilità di sviluppare neuromi acustici, tumori benigni ma invalidanti del nervo uditivo, che causano sordità. David Carpenter, della Scuola di Salute Pubblica dell'Università statale di New York, ha precisato durante la conferenza che "i bambini spendono molto tempo con i loro cellulari. Potremmo assistere ad una crisi di salute pubblica sotto forma di epidemia di tumori maligni al cervello".

E il rischio potrebbe essere anche maggiore di quanto suggerisca la ricerca, perché questa non rivela gli effetti dell'uso dei cellulari prolungato nel tempo. Diversi tumori maligni richiedono tanti anni per svilupparsi; un tempo più lungo di quello passato da quando i cellulari si sono affermati in massa sul mercato. Del resto, recentemente il neurochirurgo australiano Khurana, autore di numerose ricerche in materia, ha dichiarato che "nei prossimi dieci anni, a meno di un'inversione di tendenza nell'uso di telefonini e di nuovi apparecchi con meno emissioni, assisteremo ad una crescita esponenziale delle forme di cancro al cervello (...) Le ricerche condotte finora hanno preso in considerazione anche persone che avessero alle spalle un uso dei cellulari più che decennale".

Giorni fa il Parlamento europeo ha chiesto ai ministri europei di varare limiti più severi per l'esposizione alle radiazioni dei telefonini mobili e cordless, dei wi-fi e di altri apparecchi.
Conclusioni? Per lo svedese Hardell, almeno i bambini al di sotto dei dodici anni non dovrebbero proprio usare cellulari. E vale per gli utenti di ogni età (tre miliardi nel mondo) la regola di prevenzione suggerita dal dottor Marinelli, Cnr di Bologna: "Usare il cellulare come radio di emergenza".

Aggiungiamo una regola ecologica: non cambiarlo se non alla fine della sua vita, per limitare nel nostro piccolo la produzione di rifiuti elettronici e la devastante estrazione del minerale coltan. Concausa di guerra in Congo.

 

 

 

 

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