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Sassolino

Hsiang – yen [Kyogen] si era impegnato per anni nella ricerca dell'illuminazione. 

Aveva studiato a fondo i sutra buddisti, aveva meditato per giorni interi, aveva analizzato vari koan, Aveva ridotto il sonno e il cibo, aveva fatto i lavori più umili… ma tutto era stato inutile. Così si presentò al maestro e gli disse: "Non ce l'ho fatta, me ne vado via". 

Si recò sui monti e si mise a vivere come un eremita. Non possedeva niente e non si poneva più nessuna meta. A poco a poco si dimenticò che voleva diventare un illuminato, dei sutra non ricordava quasi niente e dei koan non gli rimaneva che una domanda muta, la sua mente si svuotò di tante idee, di tante aspettative, e si fece sempre più limpida. 

Un giorno, mentre camminava, fece saltare un sassolino che colpì una canna di bambù, l'urto produsse un suono inaspettato, fu come una scossa, e il monaco raggiunse la vera entrata.

Il satori non venne sotto forma di una risposta verbale, ma sotto forma di una percezione pura. Hsiang-yen (morto nel 898) aveva trascorso la vita a lambiccarsi il cervello, a porsi problemi sulla verità, a cercare definizioni, a desiderare di diventare un illuminato; così facendo, aveva sempre interposto una barriera fra sé e le cose.

-Claudio Lamparelli-

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