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Autostima, che cosa è

L’autostima è la valutazione che facciamo di noi stessi in base ai sentimenti e le esperienze che abbiamo inserito durante il nostro percorso di vita. Siamo perspicaci o stupidi, capaci o incapaci, simpatici o antipatici. Questa auto-valutazione è molto importante poiché condiziona in larga misura il nostro potenziale personale e le nostre conquiste nella vita. Così, le persone che si sentono bene con sé stesse, hanno una buona stima di sé, e quindi in grado di affrontare e risolvere le sfide e le responsabilità che la vita ci propone. Al contrario, quelle con bassa autostima sono persone che si pongono involontariamente dei grossi limiti, sono auto-limitate e si sentono fallite. L’autostima non è innata, è piuttosto la risultante della storia di ogni persona. 

È una struttura consistente, ma non statica. Può aumentare o diminuire, è quindi dinamica. 
È la radice del nostro comportamento e ha tre componenti che interagiscono tra di loro così da pianificare o pregiudicare l’autostima. Le tre componenti:
Cognitivo.
Affettivo.
Comportamentale.

Componente cognitiva; è il concetto del sé scaturito dalle esperienze passate. Questo è il più importante dei tre componenti ed è anche accompagnato da una auto-immagine o rappresentazione mentale che un individuo ha di sé stesso nelle aspirazioni presenti e future. Il valore di immagine di sé è fondamentale per la vitalità dell’autostima: la forza del proprio io è intesa sulla base delle proprie convinzioni.

Componente affettiva. Si tratta della valutazione di ciò che in noi è positivo e negativo. 
É il sentirsi dentro di sé degni di amore e rispetto nonostante i propri limiti. Tale componente rappresenta la convinzione di essere capaci di agire adeguatamente nelle vicende della propria vita. Essa è alimentata dalle azioni con esito positivo che si compiono quotidianamente.

Componenti comportamentali; è l’intenzione, la decisione di agire. È il processo finale di tutte le dinamiche interne di autostima. In altre parole si tratta della componente di sintesi.

processo di autostima; infanzia, adolescenza, maturità
Le esperienze in ogni fase della nostra vita contribuiscono in misura maggiore o minore alla formazione del concetto di autostima.
Nell’infanzia ci sono quattro fattori fondamentali che comportano lo sviluppo dell’autostima

  1. fattore sociale; come si pone il bambino in contesto amicale, ad esempio se si emargina.
  2. fattore fisico; come il bambino acquisisce una percezione di sé stesso attraverso il giudizio dei coetanei. Ad esempio se si è obesi, troppo magri, meno belli o con difetti fisici.
  3. fattore scolastico; come il bambino valuta sé stesso come studente. Ad esempio se ha difficoltà nell’apprendere rispetto ai suoi coetanei.
  4. fattore familiare; riflette il vissuto del bambino coi genitori. Ad esempio se il bambino viene spesso rimproverato dai genitori i quali lo vorrebbero più intelligente. In questo caso la sua ansia di soddisfare le esigenze dei genitori aumenterà peggiorando la situazione.

Nell’adolescenza, (una delle fasi più critiche nello sviluppo di autostima) si estrinseca in modo più tangibile il bisogno di costruire un’identità solida per capire il proprio potenziale, ma anche il bisogno di un sostegno sociale per andare avanti con fiducia nel futuro. Si passa dalla dipendenza nei riguardi delle persone amate (famiglia) all’indipendenza. Tale passaggio configura la consapevolezza delle proprie risorse. Se durante l’infanzia l’individuo ha sviluppato una forte autostima, sarà più facile superare la crisi e raggiungere la maturità. Nel caso contrario si configurerà una distorsione del pensiero per cui l’adolescente si troverà ad affrontare l’ultimo stadio della sua crescita psico-emotiva con una visione molto distorta della realtà.

Nella maturità, i soggetti con bassa autostima diventano schiavi di se stessi, dominati da diversi pensieri intrusivi che condizionano in modo tangibile la loro vita.

  • Generalizzazione: da un evento isolato viene creata una regola universale, in generale, ovunque e in qualsiasi momento; es.: ho fallito una volta per cui fallirò sempre.
  • Designazione globale: vengono utilizzati termini offensivi per descrivere se stessi, invece di descrivere l’errore; es.: sono una merda, non dovevo sbagliare, non merito…
  • Pensiero polarizzato: l’individuo tende ad estremizzare gli eventi della sua vita; es.: è bianco o nero. Stai con me o contro di me. È giusto o sbagliato. Tutto o niente…
  • Autoincriminazione: l’individuo si assume tutte le colpe di varie situazioni; es.: Ho la mia colpa! Avrei dovuto notarlo! Se i miei genitori si separano è colpa mia. Se mio marito mi tradisce è colpa mia…
  • Lettura del  pensiero: sono convinti che si parli male di loro su delle basi ovviamente infondate; es.: quella mi sta guardando. Francesca mi vuole fregare. La maestra ce l’ha con me.
  • Ragionamento emotivo: da eventi di disagio si trovano una scusante, una sorta di alibi che l’individuo assume per tutelarsi; es.: sono una persona vera e non mi meritate.  Se io sono autentico è inutile che mi trovo in un contesto sociale o sentimentale dove la realtà è completamente diversa.

Questi pensieri intrusivi inducono due processi emotivi

Induzione passiva; Questo comportamento di “non azione” è causato principalmente dalla paura di una risposta negativa, di deludere. Non prendono decisioni lasciano che siano gli altri a decidere per lui. Evitano il processo decisionale per non assumersi alcuna responsabilità.

2.    Induzione reattiva; questo comportamento è una sorta di difesa e si verifica quando l’individuo percepisce un pericolo o una minaccia per sé stesso; in realtà spesso non vi è alcuna minaccia oppure questa è di minima entità. L’individuo risponde con aggressività e rabbia nei riguardi del prossimo e nei riguardi di se stesso. Nel primo caso la rabbia si esplicita verso coloro che gli hanno procurato disagio, nel secondo caso la rabbia nasce perché l’individuo si auto-accusa, per non esser riuscito a risolvere la situazione in modo più efficace. La rabbia può trasformarsi in violenza verbale e talvolta fisica, anche verso se stessi mediante pratiche autolesive.

3.    Fattore reattivo spostato il meccanismo è analogo all’appena citata induzione reattiva, ma qui l’individuo sposta le sue frustrazioni verso animali o persone indifese come disabili.


Il decalogo per Migliorare l’autostima

L’autostima può essere cambiata e migliorata. I mezzi per migliorarla sono diversi:

  1. trasformare un pensiero negativo in positivo; non bisogna perdere mai la voglia di pensare positivo, anche quando le cose sembrano non avere alcuna soluzione
  2. non generalizzare; dobbiamo accettare il fatto che possiamo avere avuto un problema, che possiamo aver sbagliato. Ciò non vuol dire in tutti gli aspetti della nostra vita ci sono disastri.
  3. Concentrarsi positivo; noi tutti abbiamo qualcosa di buono di cui possiamo essere orgogliosi. Dobbiamo apprezzare le nostre doti ma soprattutto dobbiamo tenerne conto e non ignorarle come fa la maggior parte di gente con una bassa autostima.
  4. Diventare consapevoli dei risultati o successi; un modo per migliorare la nostra immagine è quello di prendere coscienza dei risultati raggiunti o dei successi che abbiamo avuto in passato così da essere positivi e cercare di avere più successo in futuro.
  5. Non confrontarsi; tutte le persone sono diverse, tutti hanno qualità positive e negative. Anche se ci vediamo “peggiori” di altri per certi aspetti, probabilmente sarareno “migliori” di altri per fattori differenti.
  6. Credere in noi stessi; bisogna avere fiducia in noi stessi, nelle nostre capacità e nelle nostre opinioni. Bisogna sempre agire secondo ciò che pensiamo e sentiamo, senza essere troppo preoccupati per l’approvazione degli altri.
  7. Accettare se stessi; dobbiamo accettare il fatto che, con i nostri punti di forza e di debolezza, siamo persone di primaria importanza e di valore; per citare una celebre pubblicità, il nostro motto deve essere: “Io Valgo”.
  8. Sforzarsi di migliorare; Un buon modo per migliorare l’autostima è di cercare di migliorare quegli aspetti di cui noi stessi non siamo soddisfatti. É utile identificare ciò che ci piace cambiare di noi stessi o ciò che vorremmo raggiungere. Soprattutto compensare dove sappiamo di avere una marcia in più.
  9. Riconoscere le proprie emozioni distruttive: imparare a riconoscerle ed entrare in contatto con emozioni più sane e che ci sostengono nei momenti di difficoltà.
  10. Evitare gli auto-sabotaggi; si finisce di peggiorare la situazione quando pensiamo di non essere capaci ad affrontare una situazione. Es.: lascio il lavoro per paura di essere licenziata. Dietro al timore per il licenziamento si nasconde una bassa autostima perché non ci si sente in grado di affrontare la situazione. A questo proposito, è bene evitare la procrastinazione, non bisogna rimandare gli impegni. Es.: l’esame lo farò quando sarò più pronta.


Abitudini costanti che possono aiutarti a migliorare la tua autostima

- nutriti in modo sano ed equilibrato
- fai attività fisica regolarmente (per esempio, fai passeggiate a passo svelto per un ora tutti i giorni)
- Sorridi, il sorriso è il nostro miglior biglietto intestato
- Parla lentamente
- Sii amabile, ma non per cercare l’approvazione altrui
- Dormi per un numero adeguato di ore.
- Dai una mano quando puoi (e vuoi)
- Resisti alla tentazione della sciatteria anche nelle giornate un po’ così. Quindi levati il pigiama, fai una bella doccia, spalma sul corpo la tua crema preferita, pettinati, vestiti bene…
- Impara a dire non posso senza però mentire per giustificarti.
- Ascolta buona musica
- Esci regolarmente con gli amici
- Non smettere mai di sognare
- Prima di addormentarti fai esercizi di auto-rilassamento. 

 Conseguire un progetto
Una parte importante della nostra autostima è determinata dal saldo tra i nostri successi e fallimenti. Un modo per migliorare l’autostima è cercare di cambiare le cose che non ci piacciono di noi stessi e che diventano invalidanti per il raggiungimento della meta. Ad esempio conseguimento della laurea, miglioramento nei rapporti sociali, il corteggiamento, essere più parsimoniosi ecc. Lavoreremo su un metodo in grado di apportare queste modifiche in modo più facile.
Questo metodo si compone di quattro fasi fondamentali:

Procedura per ottenere quello che vuoi.

  1. Consideriamo un obiettivo chiaro e specifico.
  2. Definiamo i compiti da svolgere per raggiungerlo.
  3. Organizziamo le attività nell’ordine in cui devono essere eseguite.
  4. valutiamo e monitoriamo i progressi raggiunti nel corso del tempo.

Vediamo brevemente ciascuna delle seguenti:
fase uno: si consideri un obiettivo chiaro e specifico.
Una “meta” può essere tutto quello che vuoi fare o raggiungere. Si consideri un obiettivo di sostegno chiaro e concreto per avere successo perché ci aiuta a identificare quello che vogliamo ottenere.
L’obiettivo che ci proponiamo deve rispettare queste prerogative;

  • Razionale; qualcosa che si può veramente realizzare.
  • Personale; non qualcosa che viene imposto da qualcuno dall’esterno.
  • Realistico; vediamo che è possibile in un tempo relativamente breve
  • Misurabile; possiamo vedere ciò che abbiamo realizzato e quello che dobbiamo recuperare.

Fase due: Stabilire i punti da svolgere per raggiungerlo.
Dopo aver selezionato l’obiettivo che vogliamo raggiungere, riflettere attentamente il modo più adeguato per ottenerlo. Non tutto è fatto in un giorno per cui vi proponete di fare piccoli sforzi. Mettete come esempio il campionato di calcio. L’obiettivo è vincere lo scudetto. Ma per arrivare a questo dovranno vincere più partite possibili.
Fase tre: organizzare le attività nell’ordine in cui sono necessari. Se si tenta di eseguire tutte le attività allo stesso tempo molto probabilmente non otterrete nulla. Per raggiungere un obiettivo è molto importante stabilire un piano di lavoro.
Una volta che avete l’elenco bisognerà rispettarlo. Per esempio dovete prepararvi ad un esame, sarà importante capire il luogo dove poter studiare in modo più rilassato, studiare possibilmente sempre alla stessa ora, programmare le ore di studio (assolutamente sconsigliato la quantità di pagine potrebbe essere motivo di ansia in quanto potreste inciampare su argomenti che richiedono maggiore approfondimento.
Fase quattro: Metteteli su e valutate i progressi compiuti nel corso del tempo. Dopo la costruzione del progetto ci si impegna a metterlo in pratica pensando sempre in positivo. 

Se ritenete opportuno coinvolgete un amico per valutare i vostri progressi.

Vediamo un esempio in cui una persona sviluppa un progetto personale di miglioramento al fine di superare la timidezza:
Esempio di progetto
Obiettivo: superare la timidezza a lavoro

  • Sorridere e salutare i colleghi a lavoro.
  • Se c’è una mensa non portarsi cibo da casa.
  • Iniziare conversazioni con i colleghi con domande riguardo film che danno al cinema o prossime partite di campionato ecc. (l’importante è iniziare facendo domande).
  • Chiedere consigli al collega per esempio dove fare degli acquisti specifici.
  • Iniziare conversazioni senza fare battute stupide e mostrarsi molto interessati all’argomento.
  • Offrire un caffè al collega senza esagerare.

Attenzione non mostrarsi molto disponibile, potrebbe essere invalidante.

Dedico questo articolo a tutti coloro che hanno Amato e Amano la Vita.

“È veramente bello battersi con persuasione, abbracciare la Vita e vivere con passione. Perdere con classe e vincere osando perché il mondo appartiene a chi osa! La vita è troppo bella per essere vissuta in modo insignificante.”

Charlie Chaplin


“I nostri dubbi sono traditori e ci fanno perdere il bene che potremmo ottenere perché abbiamo paura di tentare.” 

William Shakespeare

- Dott.ssa Anna Maria Sepe -

 

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