Tabù
ORIGINE E STORIA DI PAROLE CURIOSE
Il nostro lessico non deve certo molto alle lingue polinesiane, a quel groviglio di lingue e di dialetti per tanti aspetti ancor oggi avvolti nel mistero della loro origine. Tuttavia, una parola gli deve, come molte altre lingue europee, che è d'uso abbastanza comune anche tra persone di non elevata cultura: la parola tabú. Si dice che è tabú, per esempio, un discorso, un argomento da trattarsi con prudenza, anzi da non toccare affatto; è tabú una persona sulla quale non sia lecito fare un pubblico commento; è tabú una cosa che non si possa mai possedere e neppure sfiorare con mano. Tabú: parola che ci viene appunto da quei lontani atolli, portata in Europa nel secolo scorso dai navigatori reduci da ardimentose navigazioni, e diffusa rapidamente soprattutto attraverso i romanzi avventurosi del Verne e del Boussenard. In uno di codesti romanzi, appunto del Boussenard, c'è una scena drammaticissima imperniata proprio su questa parola tabú. Il capo di un drappello di arditi pionieri, circondato da un gruppo di indigeni polinesiani armati di asce e di frecce, si vede ormai perduto. Ha tentato ogni mezzo per ammansire quei selvaggi; il cerchio minacciosamente si stringe.
Non avendo armi da fuoco a portata di mano, tenta come soluzione disperata la maniera forte, e incomincia a urlare e a minacciare a gran voce verso colui che sembra il capo della masnada; poi addirittura gli si scaglia contro, gridando: Ma patience est à bout!, "la mia pazienza è al limite"; come dire, "è ora di finirla!", Ma nello slancio inciampa, traballa, il berretto da marinaio gli schizza via, ed egli cade sul suo berretto proprio mentre risuona la chiusa della sua invettiva: est à bout! Meraviglia: subito i volti di quegli indemoniati si distendono, archi e frecce si abbassano, il cerchio si dilata, e tutti si gettano alla fine proni a terra, facendo gesti di sacra devozione.
Che è accaduto? E accaduto che l'invettiva, intesa semplicemente come tabú, ha reso sacro, intoccabile il berretto dell'uomo bianco e la persona stessa che lo portava. L'uomo bianco è divenuto tabú, e sarà non solo salvo ma adorato come un idolo. La parola in polinesiano si pronuncia piana, tàbu, e significa sacro, intangibile, severamente interdetto. Una cosa, una persona tabú diventa sacra, intoccabile. Una intoccabilità che deriva dal terrore che ispirano presso certi popoli primitivi alcuni atti essenziali della vita umana, come il concepimento, la nascita, la morte; e certi fenomeni naturali, come l'acqua e il fuoco, e le persone stesse investite di una superiore autorità. I capi, gli stregoni, i cadaveri sono tabú, e tabú diventa tutto ciò che viene a contatto con essi. La parola tabú si oppone a noa, che si riferisce a tutto ciò il cui uso e contatto è libero a chiunque e senza danno. La violazione del tabú è gravissimo sacrilegio, che non porta con sé vere e proprie sanzioni punitive, ma castighi ben piú gravi, soprannaturali. come le malattie, la pazzia, la morte.
Il termine, raccolto la prima volta dai viaggiatori inglesi, si trasformò in taboo, che per i Francesi divenne tabou.
Noi lo prendemmo appunto dalla Francia, e alla francese pronunziamo tronco, tabú.
~ Selezione dal Reader’s Digest ~